La famiglia Sartorio ha legato storicamente il suo nome alla città di Trieste. Pietro Sartorio (1754-1820) era un commerciante originario di Sanremo che entrò a far parte del consiglio dei patrizi del capoluogo giuliano.
I suoi figli, Giovanni Guglielmo (1789-1871) e Pietro (1796-l890), seguirono le sue orme negli affari.
Il primo, tra le altre cose, aprì una casa di commercio a Odessa che sarebbe poi stata diretta dal fratello e fece carriera nella vita pubblica triestina tanto da diventare direttore della Società di Belle Arti.
Tra i suoi amici e conoscenti anche l’arciduca d’Austria Massimiliano che ebbe l’onore di ospitare nel suo palazzo, Casa Gobbi. Fu lui a completare e ampliare la villa di famiglia, Villa Sartorio, un grande complesso con parco e statue che sta sul colle di Montebello, poi trasformato in centro antitubercolosi.
Il fratello Pietro dimostrò ottime doti imprenditoriali per molti anni, poi decise di abbracciare totalmente la vita pubblica: nel 1831 fu tra i fondatori delle Assicurazioni Generali, tra il 1842 e il 1861 fu prima consigliere e poi presidente municipale. Sposatosi con Giuseppina Fontana, acquisì la proprietà della villa Fontana, in piazza Papa Giovanni XXIII, che diventò poi villa Sartorio.
Entrambi i fratelli, nel 1869, vennero nominati baroni dall’imperatore Francesco Giuseppe. Villa Sartorio, ristrutturata grazie al contributo della famiglia Costantinides, è oggi una casa-museo che ospita anche mostre temporanee e d’estate eventi e spettacoli nel giardino, e fa parte dei musei civici di Trieste.
L’impianto del palazzo è di stile veneto settecentesco ma nell’Ottocento la villa venne rimaneggiata dall’architetto Nicolò Pertsch che inserì molti caratteri neoclassici: cambiarono la facciata che dà sul parco e vennero aggiunti degli ambienti, come la biblioteca e la sala neogotica. Nel Novecento sparirono anche le bellissime stufe di maiolica. La villa comprende il piano terra, due piani, una soffitta e un livello sotterraneo.
Al figlio di Pietro Sartorio e Giuseppina Fontana, Giuseppe, si deve la rara collezione di duecentocinquantaquattro disegni di Tiepolo che si possono tuttora ammirare. Non mancano una quadreria, una gipsoteca e il giardino d’inverno delle sculture