Nella bella stagione i prati del nostro Carso sprigionano profumi particolari e caratteristici. Ad esempio sui prati aridi intorno a Basovizza e sul Monte Stena che domina la Val Rosandra siamo avvolti dal caratteristico sentore di Santoreggia, pianta aromatica forse poco conosciuta ma che trova ampio spazio in cucina e ben si sposa con pesce e carni bianche ma anche coi legumi, fagioli in primis.
Sempre sull’altopiano troviamo lo stuzzicante finocchietto selvatico, che alcuni produttori di formaggi locali usano per dare una nota insolita alle caciotte, mentre sulla costa il finocchio di mare coi suoi bei fiori gialli dona un tocco inaspettato ai piatti di pesce.
La menta vivacizza la classica frittata mentre i bruscandoli (che da noi sono gli asparagi selvatici) conferiscono un tocco piccante ed austero. La tradizionalissima Salvia raccolta nell’aspra landa carsica (magari sull’omonimo sentiero che da Santa Croce porta ad Aurisina) regala un tocco deciso alle carni. L’achillea e il fiordaliso una volta essiccati entrano in trionfo in tisane rilassanti e benefiche. E che dire del Ginepro? Lo scrittore Giani Stuparich paragonò la compagna di gite Delia Benco proprio a questo arbusto pungente e ribelle, usato nella cucina locale nella preparazione di crauti e arrosti, ma anche nei liquori e nelle grappe. Ed è proprio nelle bevande “spiritose” che le piante del territorio trovano la loro massima espressione, grazie all’opera appassionata di artigiani del gusto che le valorizzano appieno. E quindi gli amatori delle sensazioni forti potranno spaziare: dalla grappa alle erbe allo Slivovitz, distillato alla prugna proveniente dall’area balcanica e molto amato dalle nostre parti. Oppure l’originale Pelinkovec, amaro digestivo all’assenzio, e i liquori al Refosco o al Terrano, il più richiesto dalle signore.
In ogni caso…cin cin, ma senza esagerare.